L‘Italia ha impegnato e speso a fine 2017 “cifre irrilevanti”accumulando “gravi ritardi che rischiano di compromettere seriamente i miglioramenti registrati con la programmazione 2007-2013“. A tre anni dall’avvio dei fondi di Programmazione 2014-2020 dell’Ue a suonare il campanello d’allarme è la Corte dei Conti nella Relazione annuale al Parlamento e relativo all’esercizio finanziario 2016.
“Nel nuovo periodo di Programmazione 2014-2020 la capacità di spesa e di pagamento è ben lungi da registrare i livelli attesi”, si legge ancora nella Relazione che ribadisce come “sebbene al suo esordio abbia visto importanti novità in termini di dotazione di strumenti regolatori, programmatori e di gestione”, l’attuazione finanziaria dei fondi 2014-2020 si presenti “in forte affanno in termini di volumi sia di impegno che di spesa in quasi tutti i programmi operativi, nazionali regionali e nei diversi Fondi“. Su molti programmi, si legge ancora, “non sono ancora stati effettuati pagamenti mentre, laddove ve ne siano, essi si attestano generalmente su cifre irrilevanti con la specificazione che le somme spese riguardano, ad oggi, quasi esclusivamente l’Assistenza tecnica”.
Una situazione di “quasi stallo”, dice ancora la Corte dei Conti, le cui conseguenze “potrebbero essere molto critiche” se non ci sarà una svolta nel breve termine: non solo la mancata realizzazione degli obiettivi programmati ma sopratutto, elencano i giudici contabili, “la perdita di finanziamenti europei essenziali a perseguire politiche di sviluppo sociale e produttivo e la “perdita di vista” di somme ingenti del bilancio nazionale e regionale a seguito del “passaggio” di progetti importanti da una fonte di finanziamento all’altra.
A spiegare ma solo parzialmente la situazione “il quasi fisiologico ritardo nell’inizio delle attività progettuali vere e proprie, derivante dai tempi tecnici necessari all’avvio della fase progettuale e alla scelta dei progetti da realizzare”. In realtà, dicono i giudici contabili “molti adempimenti preliminari non sono stati neppure definiti. Solo a partire dall’anno corrente si comincia a vedere un inizio di attuazione progettuale, ma soltanto, in via quasi esclusiva, dal punto di vista degli impegni”.
A pesare comunque, rileva ancora la Corte dei Conti, soprattutto la rilevante differenza nella capacità di spesa delle Regioni che porta ad un clamoroso ‘effetto paradosso’: “le Regioni più virtuose in tema di spesa di finanziamenti europei sono, generalmente, quelle più sviluppate, che meno avrebbero bisogno delle politiche di coesione”. Il risultato paradossale è che tale sbilanciamento determini un aumento di quelle differenze che la Politica di coesione dovrebbe, invece, contribuire ad azzerare o, quantomeno, a diminuire. Per accelerare l’attuazione della programmazione c’è dunque, “la necessità di migliorare decisamente la capacità di programmazione”.