La relazione presentata dalla Commissione del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sulla eventuale revoca delle concessioni ad Autostrade legata al crollo del ponte Morandi, a Genova, sembra aprire la strada alla revoca della concessione ad Aspi, così come fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle.
La relazione evidenzia che il crollo del ponte, verificatosi nell’agosto dello scorso anno, comporterà alla scadenza della concessione, la mancata restituzione di un bene che, per via della concessione, era stato affidato ad Aspi e che questa era tenuta a restituire “integro”.
Il gruppo di lavoro ministeriale evidenzia che questa mancata restituzione configura un grave inadempimento, sufficiente di per sé a giustificare la revoca unilaterale della concessione. La commissione conclude che “sussista l’inadempimento di Aspi agli obblighi di custodia e restituzione di cui all’articolo 1177 del codice civile e di manutenzione di cui all’articolo 3 della Convenzione” e che “tali inadempimenti abbiano il carattere della gravità in relazione all’interesse complessivo affidato alla cura del Concedente”.
Una perdita di fiducia nei confronti di Autostrade per l’Italia e l’esistenza di lacune gravi sull’intera rete autostradale che rendono centrale la manutenzione, quella manutenzione che ha visto “inadempiente” Aspi nel caso del ponte Morandi. Il crollo, per i tecnici del gruppo di lavoro, lascia presupporre gravi lacune del sistema di manutenzione che si possono ritenere sussistenti su tutta la rete autostradale e che pertanto giustificano che lo Stato abbia perso fiducia nell’operato di Aspi, società che ha comunque già iniziato un forte intervento di manutenzione straordinaria dopo il crollo del Morandi.
Per la commissione risulta inoltre difficile ipotizzare una risoluzione parziale del ‘contenzioso’ con Autostrade, con una revoca delle concessioni nel solo tratto ligure, quello, per intenderci, interessato dal crollo.
Per i tecnici, inoltre, sono nulle – o comunque non applicabili al caso – alcune clausole della convenzione che prevedono risarcimenti per risoluzione anticipata del rapporto, anche se gli stessi tecnici non escludono che Aspi possa avanzare pretese in sede contenziosa né tantomeno escludono che riesca ad ottenerle.
Per i tecnici, è inoltre verosimile che ad Aspi spetti, in caso di stop delle concessioni, un valore di subentro relativo agli investimenti non ancora ammortizzati ed effettuati in questo anno dopo il crollo. L’idea di Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e gli uomini del M5S al governo fermamente favorevoli allo revoca delle concessioni, è quella di richiedere all’azienda subentrante, ovvero quella che eventualmente sostituirà Aspi, di saldare il dovuto. Annullando così eventuali esborsi per le casse dello Stato.
Pronta la replica della società autostradale subito dopo la diffusione delle anticipazioni della relazione della Commissione: “non sembrerebbe emergere alcun grave inadempimento agli obblighi di manutenzione ai sensi del contratto di concessione. Peraltro, la presunta violazione dell’obbligo di custodia, di cui all’art. 1177 del codice civile, costituirebbe un addebito erroneo ed inapplicabile al caso di specie, trattandosi di una infrastruttura che sarà restituita allo Stato al termine della concessione, per effetto della sua ricostruzione affidata dal Commissario per Genova ed interamente finanziata da Aspi”, sottolinea la società.
Autostrade per l’Italia, in merito ai riferimenti diffusi a mezzo stampa circa una ipotetica pericolosità di altre infrastrutture della rete, “ribadisce con forza che la sicurezza della stessa è stata confermata anche da ulteriori verifiche fatte da primarie società terze”. Aspi, sottolinea la società, “resta fortemente impegnata a garantire i migliori standard di sicurezza che hanno contribuito, dopo la privatizzazione, ad un sostanziale miglioramento dei livelli di sicurezza della circolazione”.
“Al fine di ristabilire un corretto quadro informativo, i termini della Convenzione prevedono, nella denegata ipotesi di revoca, il pagamento di un cosiddetto indennizzo che corrisponde al giusto valore della concessione, secondo i criteri contrattualmente previsti. La sussistenza di tale obbligo di indennizzo, come riportato dalla stampa, è confermata anche dalla stessa relazione della Commissione”, spiega ancora la nota.
Autostrade per l’Italia dichiara inoltre “di non aver ricevuto alcuna comunicazione in relazione al procedimento in corso e di aver appreso solo da notizie di stampa dell’esistenza e dei contenuti della relazione della Commissione ministeriale insediata presso il Mit”. Aspi contesta “il metodo di diffusione alla stampa in modo pilotato e parziale di stralci di tale relazione, prima ancora che essa sia resa nota alla controparte, come è richiesto dal procedimento amministrativo in essere”. Da ultimo Aspi ricorda “che sono ancora ignote le cause interne o esterne che hanno determinato la tragedia e l’accesso alla documentazione dei luoghi e dei fatti è ancora incompleto”, sottolinea la società.