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Porte aperte in cinque cementifici italiani per far capire ai cittadini che i principali materiali da costruzioni, cemento e calcestruzzo, sono sostenibili grazie alle tecnologie e alle innovazioni introdotte dai produttori.
Stabilimenti capaci di sostenere occupazione e sviluppo, luoghi produttivi in cui nasce un materiale fondamentale come il cemento, spazi in cui l’innovazione abbraccia la sfida della sostenibilità, aprendo un capitolo nuovo e promettente per l’economia circolare. Cinque tra i più importanti cementifici in Italia si aprono al grande pubblico, per la prima volta in contemporanea, in occasione dell’iniziativa Porte Aperte promossa da Federbeton – federazione rappresentativa della filiera italiana del cemento e del calcestruzzo – e da Aitec, che riunisce i produttori nazionali di cemento.
Un’opportunità unica per scoprire come nasce il cemento, prodotto indispensabile per la realizzazione di infrastrutture alla base della vita economica e civile del Paese: dai viadotti alle ferrovie, dagli ospedali alle scuole, fino all’edilizia pubblica e privata. Sabato 5 ottobre sarà possibile visitare gli impianti di Colleferro (Italcementi), Galatina (Colacem), Matera (Italcementi), Ternate (Holcim), mentre domenica 6 ottobre aprirà le proprie porte l’impianto di Monselice (Buzzi Unicem).
«Con questa iniziativa Porte Aperte abbiamo il piacere di incontrare le comunità locali per far conoscere il nostro impegno nel generare valore condiviso in termini di qualità del materiale, di sicurezza e salute per i dipendenti, di sviluppo per il Paese e i territori, di economia sostenibile per l’industria, le comunità e l’ambiente. La profonda adesione delle imprese a questa visione ha reso possibile realizzare un evento unico, che sarà l’occasione per raccontare la filiera nella sua dimensione più autentica: quella dell’apertura, della trasparenza, del radicamento locale, del desiderio di incontro e racconto delle eccellenze in fatto di tecnologia, innovazione e sostenibilità», sottolinea il Presidente di Federbeton Roberto Callieri.
In occasione degli eventi, Federbeton presenta il Rapporto di Sostenibilità 2018, realizzato sulla base dei dati raccolti presso le aziende riunite in Aitec.
«Il Rapporto ci restituisce una lettura duplice dell’impegno del comparto del cemento, in qualità di attore protagonista e partecipe dell’economia circolare. Da una parte, i dati ci dicono che i nostri investimenti in tecnologie ambientali di ultima generazione danno i propri frutti: rispetto al 2017, abbiamo contribuito a ridurre dell’8,9% la CO2 emessa in atmosfera, confermando il trend positivo degli anni precedenti. D’altro canto, pur essendo pronti ad utilizzare nel ciclo produttivo quantità maggiori di materie prime alternative a quelle naturali, in piena conformità ai principi dell’economia circolare, continuiamo a scontare ostacoli burocratici e normativi, che allontanano per l’Italia l’obiettivo di un allineamento alla media dei paesi europei, dove l’impiego di tali materiali, anche come combustibili alternativi ai fossili, per i nostri forni è pratica diffusa e agevolata, trasformando gli stessi in risorsa e contribuendo alla chiusura del ciclo dei rifiuti», dichiara Antonio Buzzi, coordinatore della Commissione ambiente ed economia circolare di Federbeton.
L’obiettivo dell’evento è quello di far comprendere in maniera chiara le peculiarità e le caratteristiche del materiale: «Troppo spesso – continua Buzzi – veniamo erroneamente equiparati agli inceneritori. Noi vogliamo trasmettere trasparenza e far capire che è nostra intenzione collaborare con il territorio. E dare una mano concreta al problema dei rifiuti urbani che possono essere trattati nella nostra produzione».
La rilevazione del Rapporto si riferisce al periodo 2016-2018 e mette a fuoco il contributo del settore del cemento alla sostenibilità e più in generale all’economia circolare, in termini di risultati tangibili e potenzialità ulteriori.
Nel ciclo di produzione del cemento è possibile sostituire i combustibili fossili con combustibili alternativi (sostituzione calorica), generando così un triplice vantaggio ambientale: riduzione dell’impatto ambientale di altri processi produttivi, recuperando come combustibile alternativo scarti industriali, che altrimenti non sarebbe possibile riciclare; riduzione dei rifiuti destinati a processi di trattamento meno efficienti (termovalorizzazione) o alla discarica (che genera emissioni di CO2 e metano con notevoli effetti climalteranti); riduzione dell’apporto di CO2 in atmosfera.
Nel 2018, proprio grazie alla sostituzione di parte dei combustibili fossili, anche con biomasse, il settore del cemento ha contribuito alla riduzione della CO2 emessa in atmosfera, in misura crescente rispetto agli anni precedenti: -8,9% di CO2 rispetto al 2017.
Nel 2018, le calorie di origine fossile sostituite ammontano al 19,7% del totale (17,3% nel 2017), corrispondenti a più di 387.000 tonnellate di combustibili alternativi utilizzati.
A causa di ostacoli normativi e burocratici, nonché diffidenza verso questa pratica virtuosa, l’Italia è ancora lontana dalla media europea che si attesta al 46% di sostituzione calorica (Germania 66%; Austria 79%).
Grazie all’impegno delle aziende nel continuo miglioramento del processo produttivo e agli investimenti in tecnologie innovative sono stati raggiunti importanti traguardi di riduzione delle emissioni. I dati, riferiti alle emissioni specifiche (per singola unità di prodotto), riportano: -15,4% emissioni polveri, rispetto al 2017; -3,8% emissioni ossidi di azoto, rispetto al 2017.