L’Istituto di ricerca Zephir in partnership con l’Ordine degli Ingegneri di Torino ha organizzato la Settima Conferenza Nazionale Passivhaus. Filo conduttore del convegno, il rapporto tra cambiamento climatico ed edilizia sostenibile e la necessità di costruire edifici sempre più resilienti ai cambiamenti futuri. Il dibattito è stato affrontato da docenti, professionisti e ricercatori.
L’iniziativa si è svolta all’interno della 32esima Restructura presso Lingotto Fiere Torino, e ha illustrato le buone pratiche in edilizia, dove Passivhaus è il protocollo di riferimento e l’approccio vincente.
Zephir Passivhaus Italia è l’ istituto fondato a Pergine Valsugana (Tn) dal direttore Phys Francesco Nesi per applicare in Italia la «rivoluzione sostenibile» attraverso Passivhaus, un protocollo capace di coniugare le buone pratiche in edilizia con la salute ed il benessere delle persone, partecipando in modo attivo alla sfida climatica globale che stiamo vivendo.
Il cambiamento climatico nel suo rapporto con l’edilizia sostenibile è una delle più grandi sfide di questo secolo ed è stato il filo conduttore della settima Conferenza Nazionale Passivhaus. Due sono le sfide centrali per il futuro del Pianeta protagonista insieme all’edilizia e al clima che cambia di questa edizione: quale impatto ha il cambiamento climatico sull’edilizia? come costruire per il futuro?
Partendo dalla sfida fondamentale dell’efficienza energetica, con esempi concreti di edifici sostenibili, la maggior parte certificati Passivhaus, la conferenza ha aperto una riflessione sul futuro e sulle azioni da intraprendere, rapide e concrete, in coerenza con gli obiettivi di Agenda 2030.
In primo piano il ruolo degli edifici che rappresentano la prima causa di Co², seconda anche ai trasporti. Importante è non consumare ma anche risparmiare, entrambi possibili e combinati nella scelta, costruttiva e abitativa, di un edificio Passivhaus.
«Il migliore chilowattora è quello risparmiato – ha dichiarato Francesco Nesi, Direttore Zephir Passivhaus Italia – appunto quello non consumato. Questa è la logica che sta alla base del protocollo Passivhaus nato 30 anni fa in Europa centrale a cura del prof. Wolfgang Feist, fisico edile primo nel mondo a realizzare un protocollo e un approccio progettuale che prendessero in considerazione il comfort abitativo, elevandolo ai massimi livelli in edilizia. Il prof. Feist decise di creare un protocollo Passivhaus (EnerPHit per le ristrutturazioni), che si potesse applicare non solo in Europa centrale ma in tutto il mondo. Quel protocollo è utilizzato tutt’oggi con grande interesse e si contano oltre 60 mila edifici certificati Passivhaus. Zephir, che da 7 anni organizza la Conferenza Nazionale Passivhaus, è l’Istituto di ricerca che da oltre 12 anni diffonde in Italia il concetto di efficienza energetica e di comfort abitativo, in una logica di convenienza economica. Più in generale siamo attivi nei Paesi del Mediterraneo e negli ultimi anni abbiamo portato l’innovazione e la flessibilità del protocollo Passivhaus in altri Paesi del mondo (ad esempio Canada, India, Camerun, Bhutan) andando a toccare climi estremamente freddi o viceversa estremamente caldi e umidi. In Italia, paese del sole, applicare il protocollo Passivhaus è ideale. Bisogna avvicinarsi a Passivhaus con la consapevolezza che non sia una semplice certificazione, ma che si tratti di un approccio progettuale e di una nuova filosofia per progettare e realizzare progetti innovativi e di assoluta convenienza economica, anche più delle case in classe A».
«Occorre cercare di garantire comfort e sicurezza delle costruzioni – ha osservato Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico – in risposta ai cambiamenti del clima e di quelli previsti in uno scenario futuro. Bisogna progettare edifici sempre più resilienti nei confronti dei futuri eventi estremi e delle ondate di calore. Resilienza è adattamento, occorre progettare e costruire edifici che risentano sempre meno dei cambiamenti climatici e di temperatura sempre più estremi. Le nuove abitazioni dovranno essere capaci di rinfrescare con il minimo dispendio energetico».