«Occorre uno sforzo straordinario per intensificare l’utilizzo dei fondi europei: il rischio, per la Campania, di perdere una cospicua parte di queste risorse è ogni giorno più concreto».
A lanciare l’allarme il presidente nazionale di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi che stigmatizza, ancora una volta, gli enormi ritardi accumulati nell’attuazione degli investimenti programmati. «La spesa certificata – denuncia Lombardi – vale a dire l’unico e vero dato che testimonia la concreta attuazione ed il reale completamento degli interventi programmati, evidenzia ancora enormi ritardi. Entro il 31 dicembre del prossimo anno Regioni e ministeri devono ancora spendere 38 miliardi di euro, di cui circa una trentina finanziati dalla politica di coesione dell’Unione europea. Si tratta di finanziamenti a valere sui Programmi operativi regionali (Por) e dei Programmi operativi nazionali (Pon), coperti in buona parte dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale europeo (Fse) per il periodo 2014-2020».
I dati si evincono da un recente monitoraggio realizzato, alla data del 30 novembre 2019, da Info Data per Il Sole 24 Ore.
In virtù della regola comunemente definita “N+3”, i fondi potranno essere utilizzati non oltre il terzo anno dall’impegno a bilancio: vale a dire che le relative spese potranno essere certificate alla Commissione europea entro la fine del 2023.
Anche la Campania sconta enormi ritardi nella concreta realizzazione degli interventi programmati e finanziati. «Il Fesr – sottolinea ancora il presidente Lombardi – registra ancora una spesa certificata ferma al 27,37% delle risorse. Quasi 3 miliardi di euro, quindi, sono ancora da spendere e certificare. Per il Fse, le risorse ancora da spendere sono oltre il 75% del totale: ulteriori 640 milioni di euro, quindi, attendono ancora di essere utilizzati. In totale la Campania ha quindi da spendere, entro il 31 dicembre 2023, oltre 3,6 miliardi di euro (3.629.289.139). Continuiamo a dormire su enormi opportunità anche economiche, mentre la crisi ancora morde e non si riesce a porre un freno alla disoccupazione, soprattutto giovanile e alle vere grandi emergenze di questa regione».
Da qui l’appello del presidente di FederCepi Costruzioni a una più efficace programmazione degli investimenti. «Dal 2000 ad oggi – commenta – con le varie programmazioni, non si è riusciti ad incidere efficacemente sulle grandi problematiche: avevamo, nel 2000, un tasso di disoccupazione del 20,1%; oggi è del 20,4%. La disoccupazione giovanile era, nel 2000, al 52%; oggi siamo abbondantemente oltre il 54 (54,6%). E l’edilizia, uno dei settori che dagli investimenti in infrastrutture avrebbe dovuto trarre i maggiori benefici, sconta ancora una crisi allarmante. Eppure, nella sola Campania, abbiamo 4.600 strutture pubbliche non in regola con le normative vigenti, 209 ospedali in condizioni critiche, 870mila immobili in aree ad elevato rischio sismico o idrogeologico. Occorre investire su sicurezza e infrastrutture, ma con tempismo, efficacia ed oculatezza. Rammentando che l’incidenza sull’economia non è data da programmi, progetti e buone intenzioni: ma da interventi concreti e cantieri aperti».
Fondi Europei, Campania ancora ultima. L’allarme di FederCepi
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