Si fa sempre strada nella maggioranza l’ipotesi di applicare la soluzione scelta per la ricostruzione del Ponte di Genova a un piano di lavori prioritari. In un articolo di Giorgio Santilli pubblicato su Edilizia e Territorio si evidenziano tutte le difficoltà nel trovare un accordo sulla modalità per accelerare la realizzazione di alcuni interventi strategici. Difficile la convergenza nella maggioranza sui super-commissari «modello Genova» che però, stando alle riunioni a Palazzo Chigi di ieri, potrebbero riguardare un nucleo ristretto di interventi. Potrebbe quindi profilarsi un piano soltanto per 21 maxiopere.
Difficile trovare la cassa per finanziare il reale avanzamento dei lavori. Un’ipotesi è che si proceda con il definanziamento di alcune spese coperte dal Fondo sviluppo coesione per un totale che potrebbe stare sotto i due miliardi. Un tentativo di scrivere il capitolo sblocca cantieri 2 nel decreto-legge che il governo cerca di mettere insieme per venerdì.
Ma non c’è solo questo perché i piani normativi su cui si sta lavorando sono spesso molteplici. La commissione incaricata dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, di redigere uno schema di regolamento appalti dovrebbe chiudere – secondo l’agenda – i suoi lavori e consegnare il testo al ministero. La bozza esaminata nell’ultima riunione contiene 311 articoli, ancora suscettibili di modifica (magari al rialzo). È evidente che chi pensava di semplificare attraverso questo regolamento unico – voluto dalla maggioranza gialloverde del governo Conte 1 e rilanciato dall’attuale ministro – dovrà ricredersi, considerando che i 331 articoli si sommano ai 220 articoli e ai 25 allegati del codice appalti, per un totale di norme che supera le 570, senza contare le numerose linee guida dell’Anac che restano in vigore.
Non è escluso che De Micheli decida di fermare il parto di questo mostro giuridico o almeno di rallentarlo, anche perché nel frattempo si è posta l’esigenza di una modifica legislativa al codice per tenere conto delle decisioni Ue sopravvenute (per esempio sul subappalto “liberalizzato”) e dell’esigenza di un coordinamento proprio con le linee guida Anac.
La procedura accelerata voluta dalla ministra è destinata comunque a rallentare se le modifiche al codice costringeranno la stessa commissione a rimetterci mano. O magari, per evitare l’imbarazzo al governo, sarà la stessa commissione a frenare.
Non sorprende quindi che rispetto alla solita complessità della legislazione ordinaria, più o meno tutti pensino ai super-commissari modello Genova. Sicuramente ci pensano Italia Viva, che ieri ha riproposto il suo piano shock per i cantieri, e ci pensa il Movimento Cinquestelle, che sempre ieri ha riproposto la legge speciale proposta dal viceministro Cancelleri per andare in deroga alla legislazione ordinaria nella realizzazione di un piano di opere prioritarie.
Non proprio compatto, invece, il Pd: finora la ministra de Micheli ha evitato di nominare commissari che pure erano previsti dallo sblocca cantieri 1, dimostrando di non avere particolare simpatia per lo strumento del commissariamento, ma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si starebbe convincendo che quella dei commissari è la strada giusta. Resta il nodo delle risorse perché quando si fa sul serio le decine di miliardi di competenza non significano quasi nulla.
Commissari “modello Genova” per 21 maxi-opere bloccate
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