Sorprende e sconcerta che un’associazione di categoria, lamentando l’impossibilità di assicurare in tutti i cantieri le misure di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori imposte dall’ultimo Dpcm, chieda al Governo un provvedimento di sospensione di tutti i cantieri.
È un atto che denota una scarsa conoscenza dell’estrema importanza strategica del settore, non tanto dal punto di vista economico – indubbiamente secondario in un frangente di tale emergenza – ma strategico e sociale.
La sospensione inciderebbe anche sui cantieri impegnati nella realizzazione di infrastrutture strategiche per la mobilità di uomini e merci, nella manutenzione di un sistema idrico, fognario e della depurazione, duramente provato dai sovraccarichi di questi giorni; nella costruzione e manutenzione di ospedali e strutture pubbliche; in lavori di scavo e posa in opera connessi all’efficienza delle telecomunicazioni; nella messa in sicurezza di scuole ed edifici.
Paralizzare tutto equivale a determinare una ulteriore situazione di grave emergenza, in un contesto già duramente provato dalla diffusione del virus.
È intollerabile, e FederCepi Costruzioni se ne dissocia con fermezza e convinzione.
A nome delle 6724 imprese rappresentate, FederCepi Costruzioni chiederà invece il massimo supporto affinché tutte le aziende, in ogni contesto operativo e produttivo, possano garantire il prosieguo dei lavori nella massima sicurezza per operai e dipendenti. Nonostante le evidenti difficoltà: perché l’edilizia ha anche un ruolo sociale, fondamentale per la collettività, che non faremo venir meno in questa situazione di difficoltà.
L’organizzazione del cantiere, e questo ben dovrebbe saperlo chi quotidianamente vi opera e lavora, consente di conciliare il rispetto delle disposizioni stabilite nell’ultimo Dpcm con la prosecuzione dei lavori. Le sole difficoltà sono legate al reperimento dei dispositivi di protezione individuale, per cui abbiamo chiesto un supporto concreto al Governo, e ai servizi di trasporto, vitto e alloggio agli operai in trasferta. In tali contesti, abbiamo dato specifiche indicazioni alle imprese associate, invitandole a sospendere qualsiasi forma di trasporto collettivo e di assembramento, anche momentaneo, della forza lavoro.
Abbiamo altresì fornito indicazioni tecnico-operative per mantenere le distanze tra gli operai durante tutte le fasi di lavorazione.
Chiedere la sospensione di un intero settore, equivale ad ammettere una oggettiva incapacità ad autoregolamentarsi e a rispettare gli obblighi imposti dal Dpcm che, oggi, non ha ragione di esistere e non trova riscontro alcuno nel comparto. La norma indica precise condizioni di sicurezza, che possono e devono essere rispettate col massimo rigore. Se non si è in grado o non si è capaci di farlo, è improponibile immaginare provvedimenti di sospensione che paralizzerebbero il settore e il Paese tutto.
Oggi l’edilizia può e deve fare la sua parte perché si superi al più presto questo momento di difficoltà; e può e deve farlo garantendo le massime condizioni di sicurezza per tutti i propri operai.
Al Governo, FederCepi Costruzioni chiede ben altre forme di sostegno, nella piena consapevolezza che questo sforzo e questo sacrificio, s’impone ad un settore già duramente provato dalla crisi. Occorre quindi garantire con priorità la fornitura alle imprese dei dispositivi di sicurezza individuale per gli operai; estendere gli ammortizzatori sociali all’intero settore, senza limitazione alcuna; attuare ogni provvedimento che garantisca liquidità alle aziende; sospendere tutti gli adempimenti fiscali, tributari, previdenziali e assistenziali.
FederCepi Costruzioni: NO alla sospensione dei cantieri!
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