venerdì 27 Dicembre 2024
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Bankitalia: le garanzie sul credito impongono alle imprese di mettere i conti in ordine

“Per far fronte all’emergenza economica determinata dalla pandemia, i governi di molti paesi hanno adottato ampi programmi di garanzie pubbliche sul credito fornito dalle banche alle imprese. Nel breve periodo queste misure sono essenziali per impedire che le carenze di liquidità si trasformino in situazioni di insolvenza. Nella fase di uscita dall’emergenza saranno però necessarie politiche che favoriscano la riduzione del peso del debito”. È quanto si legge in uno studio pubblicato sul sito della Banca d’Italia, secondo cui “è urgente la necessità di intraprendere ulteriori misure che permettano alle imprese di ritornare in breve su livelli di indebitamento prossimi a quelli precedenti alla crisi da Covid-19”.

Nel dettaglio, lo studio suggerisce: nel breve termine, trasferimenti diretti alle imprese da parte del governo per compensare la perdita di fatturato e coprire le spese operative; nel medio, creazione di un veicolo con capitale pubblico per la ristrutturazione di debiti delle imprese medio-grandi; nel lungo, introduzione di incentivi fiscali per la ricapitalizzazione delle imprese.

Secondo lo studio, firmato dal capo del servizio Stabilità finanziaria Giorgio Gobbi, insieme a Francesco Palazzo Anatoli Segura, “è giudizio pressoché unanime che una parte delle perdite subite dalle imprese non sarà recuperabile. I debiti (assistiti da garanzie pubbliche) accesi per far fronte alla crisi da Covid-19 non saranno immediatamente ripagati al termine dell’emergenza sanitaria, aumentando quindi la leva finanziaria delle imprese e la loro vulnerabilità. Esse”, aggiunge il documento, “saranno quindi anche meno capaci di intraprendere gli investimenti necessari ad accelerare la ripresa economica. Inoltre, come precedentemente argomentato, imprese più vulnerabili avranno maggiori difficoltà a rinnovare i propri prestiti garantiti dallo Stato”.

La crisi da Covid-19, sottolineano ancora i tre ricercatori, “richiede una risposta rapida per salvaguardare la capacità produttiva dell’economia italiana. L’introduzione di generosi schemi di garanzie pubbliche di prima richiesta sui prestiti è pertanto giustificata dall’esigenza di prevenire una interruzione del credito e del circuito dei pagamenti e, in ultima istanza, l’accumulo di crediti deteriorati nel bilancio delle banche. Nondimeno è di fondamentale importanza attivare misure economiche volte a facilitare un rapido ritorno a una migliore sostenibilità finanziaria dei bilanci delle imprese. Senza di esse esiste il rischio che le banche possano in futuro non rinnovare i prestiti verso imprese considerate eccessivamente rischiose”.

In particolare, “trasferimenti aggiuntivi a fondo perduto eviterebbero o ridurrebbero fortemente la necessità delle imprese di indebitarsi verso il sistema finanziario per far fronte allo shock da Covid-19. Anche le banche avrebbero meno rischi di incorrere perdite sui crediti in essere. Questo intervento”, avverte lo studio, “richiede tuttavia che lo Stato si faccia carico nell’immediato di un ingente spesa, che si possano superare dei vincoli normativi a livello europeo e che si definiscano criteri di ammissibilita’ delle imprese agli aiuti pubblici che non creino eccessive controversie con le parti sociali e tra settori economici diversamente colpiti dalla crisi”.

Nel medio termine i governi potrebbero invece “creare un veicolo speciale per acquistare dalle banche i prestiti concessi per le esigenze di liquidità delle imprese a seguito della crisi da Covid-19. Il veicolo”, sottolinea il paper, “sarebbe finanziato con risorse patrimoniali pubbliche e con debito a lungo termine collocato sul mercato. L’ammontare di capitale dovrebbe essere sufficiente a far sì che i titoli di debito a lungo termine emessi dal veicolo siano ammissibili per i programmi di acquisto della Bce”.

Infine, il governo “potrebbe introdurre forti incentivi fiscali per la ricapitalizzazione delle imprese, ad esempio attraverso una Ace ‘rinforzata’”. Ciò, osserva la ricerca, consentirebbe di “evitare il difficile calcolo del giusto ammontare di trasferimenti diretti da operare a ciascuna azienda (come nella misura al punto”, oltre a “una ingente e immediata spesa per il bilancio pubblico legando l’effettiva passivita’ implicita del governo alla effettiva sopravvivenza dell’impresa”. L’orizzonte temporale di attuazione di questa misura, conclude lo studio, è tuttavia “più lungo rispetto alle precedenti opzioni e sussistono dei limiti qualora gli attuali azionisti abbiamo poche risorse disponibili per effettuare la ricapitalizzazione”.

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