Tra le misure fiscali annunciate nel Decreto Rilancio, com’è noto, vi è anche il superbonus edilizia al 110% che ha suscitato grande interesse da parte dei privati (ma anche tanti dubbi tra le imprese).
Il contribuente che eseguirà le lavorazioni agevolabili con il superbonus potrà optare per:
– l’utilizzo diretto della detrazione;
– lo sconto in fattura;
– la cessione del credito.
La seconda opzione, quella dello sconto in fattura, divide privati e imprese: attira tantissimo i privati che potrebbero realizzare dei lavori a costo zero, ma sfiducia le imprese che maturerebbero credito di imposta anziché incassare denaro.
L’impresa infatti potrebbe:
– usare direttamente il credito di imposta in compensazione;
– cedere ad altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari, il credito d’imposta.
Il committente potrebbe quindi ottenere i lavori a costo zero, l’impresa acquisire un credito d’imposta ma senza incassare nulla. Proprio il credito d’imposta scoraggia le imprese, tanto più in questo momento in cui forte è il bisogno di liquidità.
Lo sconto in fattura potrebbe essere accettato solo se dall’altra parte ci fosse una migliore definizione delle procedure per la cessione del credito d’imposta ad altri soggetti, soprattutto nei confronti di una banca.
Tutto insomma da definire in concreto, ma tanti i dubbi: le imprese che applicano lo sconto in fattura e poi cedono il credito alle banche, a quali condizioni potranno farlo? Quale percentuale tratterrà il cessionario? Massimo il 10%? Le banche sono obbligate all’accettazione di questo credito?
Altro nodo è quello legato alle tempistiche. Il fattore tempo è di fondamentale importanza per un’impresa e il recupero del credito dovrebbe essere garantito in tempi brevi.
Ad oggi, opinioni e pareri si basano sul testo di una bozza, pertanto, bisognerà attendere il testo definitivo. Solo a quel punto si potrà dire se il tanto auspicato effetto win win sarà stato raggiunto o meno.