lunedì 25 Novembre 2024
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La Ministra Paola De Micheli al Sole 24 Ore: «Un piano da 15-20 miliardi in 12 mesi per le infrastrutture»

La Ministra De Micheli, intervistata da Giorgio Santilli per Edilizia e Territorio (Il Sole 24 Ore) ha dettagliato il programma di rilancio degli investimenti in opere pubbliche, sottolineando che vuole «mettere a terra fra 15 e 20 miliardi di opere nei prossimi dodici mesi, oltre agli 11 miliardi che abbiamo già avviato nei mesi passati». Eccolo l’obiettivo della ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, alle prese con le emergenze Covid, i piani straordinari per rilanciare gli investimenti pubblici, la partita dei super-commissari per le grandi opere, la riforma del codice degli appalti. In questa intervista al Sole 24 Ore espone i suoi programmi, nel pieno del confronto dentro la maggioranza.

Ministra De Micheli, come si rilanciano le opere pubbliche? Con i commissari, con la sospensione del codice appalti, con la riforma del codice stesso?

La sospensione del codice appalti non so cosa significhi. Dobbiamo migliorarlo prendendo le cose buone che ci sono e correggendo quelle che non hanno funzionato. Su alcuni punti c’è già una convergenza sia fra i partiti della maggioranza sia fra gli operatori del settore. Ho già inviato un documento alla Presidenza del Consiglio in questi giorni. Cominciamo da lì.

Quali sono queste convergenze?

Anzitutto la qualificazione delle stazioni appaltanti, su cui dobbiamo andare avanti superando il blocco che si è creato nei mesi scorsi. Poi, le procedure negoziate sotto la soglia europea dei cinque milioni di euro. Terzo punto, la semplificazione delle procedure di finanziamento delle grandi opere, a partire dai contratti di programma di Anas e Rfi. Quarto, la semplificazione delle autorizzazioni e la riduzione dei livelli di progettazione.

Come si fa questa semplificazione delle autorizzazioni per i progetti?

Non esproprieremo dei loro poteri i soggetti che devono dare pareri e autorizzazioni. In alcuni casi faremo riduzione dei tempi e dentro questi tempi bisognerà decidere. In altri casi ridurremo a una sola volta le autorizzazioni che dovrebbero essere ripetute su tutti i livelli di progettazione.

Sui contratti Anas e Rfi farete un’approvazione per legge o semplificherete la procedura?

L’approvazione per legge l’avevamo proposta ma abbiamo preferito una semplificazione a regime della procedura che applicheremo anche alla coda dei contratti in corso di approvazione. Tre anni per approvare quei finanziamenti non sono tempi da Paese civile e industriale.

E i contratti in corso di approvazione?

Abbiamo ricevuto i pareri parlamentari. Ci siamo messi al lavoro per approvarli in fretta. Inoltre la Commissione Greco ha terminato il testo del Regolamento Unico. Il Regolamento risponde alle necessità di chiarezza poste dagli operatori e dalle amministrazioni e risolve le questioni applicative.

Veniamo alla parte su cui non c’è ancora accordo nella maggioranza, a partire dai commissari. Quanti? Quando? Con quali poteri?

Non ci siamo ancora confrontati. Ma è cominciato un lavoro che sono fiduciosa porterà a una sintesi con le forze di maggioranza.

È noto che lei è contraria al modello Genova sempre e comunque come molti nel governo propongono.

Io penso che il modello Genova abbia funzionato bene per alcuni aspetti, per esempio per i protocolli antimafia e sulla sicurezza del lavoro. Però è evidente che Genova aveva alcune condizioni che non sono replicabili. Non sempre troveremo chi ci regala un progetto per una grande opera, non avremo un sistema di finanziamento a piè di lista come quello del decreto Genova, non avremo neanche la facilità di autorizzazioni per un’opera che doveva sostituire una opera già esistente, esattamente nello stesso posto e con la stessa funzione.

Poi c’è anche una gara che è stata svolta con modalità non so se replicabili per un’opera di quelle dimensioni.

Quello attiene appunto ai poteri commissariali che è uno dei temi in discussione.

Ma lei quanti commissari pensa che siano necessari?

A legislazione vigente con l’articolo 4 dello sblocca cantieri, ne avevo proposti una trentina. Se si modificano i criteri cambierà anche l’elenco.

Lei partirà sempre da quella trentina, immagino.

Dipende dai criteri che sceglieremo nel confronto in maggioranza. Presenterò il lavoro fatto in questi mesi.

Quanto ci vorrà per approvare il decreto?

Immagino un paio di settimane, compreso il confronto con gli stakeholders e le regioni, le province e i comuni.

Ma lei pensa comunque a un piano straordinario chiuso in cui sperimenterà queste procedure emergenziali?

Non dobbiamo assolutamente perdere di vista la programmazione ordinaria su cui noi continuiamo a lavorare. Nell’allegato al Def, che porteremo in Consiglio dei ministri a giugno, abbiamo un piano da 196 miliardi tutti già finanziati da realizzare per i prossimi 15 anni. Una notizia: in questi giorni abbiamo consegnato i lavori dell’Alta velocità Brescia-Verona per un importo di 514 milioni e abbiamo finanziato la progettazione dell’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria per 40 milioni. I lavori per questa opera saranno finanziati dal 2021, tre miliardi. Se ne parla da anni, a un certo punto bisogna decidere. E io l’ho fatto. Aggiunga che due giorni fa abbiamo sbloccato l’Asti-Cuneo al Cipe con un nuovo piano economico finanziario che va incontro alle richieste dell’Europa. E che nel decreto rilancio, all’articolo 207, siamo riusciti a inserire la norma che porta le anticipazioni per le imprese appaltatrici al 30%. Una bella iniezione di liquidità che vale qualche miliardo per le imprese.

Ma il piano di emergenza per le infrastrutture? Qual è il suo obiettivo?

Il mio obiettivo è mettere a terra 15-20 miliardi entro i prossimi dodici mesi.

Emergenza Covid: si può pensare che si torni a una normalità?

Anzitutto mi faccia dire che la chiusura totale dei cantieri che qualcuno ci chiedeva e qualcuno temeva non c’è stata: il 48% dei canti eri pubblici sono rimasti aperti. Aggiungo che opere bloccate per inerzia burocratica non ci sono. Ce ne sono molte bloccate per le crisi delle aziende appaltatrici, alcune bloccate per progettazione insufficiente o inadeguata, per problemi autorizzativi ambientali e delle sovraintendenze o ancora per ricorsi sulle aggiudicazioni. Altre hanno problemi politici a monte e sappiamo che fra i lavori del ministro delle Infrastrutture c’è anche farsi carico di trovare un consenso.

Per i trasporti si può immaginare un ritorno alla normalità?

Diciamo che la fase di maggiore emergenza ce l’abbiamo alle spalle e sono fiera di aver contenuto i danni. Li abbiamo contenuti perché abbiamo anticipato i problemi e li abbiamo risolti. Io intravvedo una normalità cui arriveremo con molta pazienza.

Ci fa un esempio?

Prendiamo il trasporto aereo, dove siamo scesi al 30% dei posti occupati per i modelli di distanziamento e anche per il calo della domanda. Ora siamo al 50% con le nuove linee guida che per esempio consentono a chi vive sotto lo stesso tetto di sedere vicino. La prossima settimana partiranno altre modifiche, e arriveremo al 66% di occupazione. Mi pare un buon inizio.

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