Tra gli agenti immobiliari, interpellati dall’indagine condotta da Bankitalia, in collaborazione con Tecnoborsa e Agenzia delle entrate, prevale un leggero ottimismo, soprattutto se si considera un orizzonte temporale biennale. Ma vediamo nel dettaglio cosa è emerso dalla rilevazione.
Secondo l’indagine condotta presso 1.192 agenti immobiliari dal 21 giugno al 26 luglio 2021, rimane ampiamente prevalente la quota di operatori che segnala la stabilità dei prezzi delle abitazioni, con un rafforzamento dei segnali di pressioni al rialzo. Coerentemente con tali sviluppi, lo sconto medio rispetto al prezzo iniziale richiesto dal venditore è lievemente diminuito. I giudizi sulle condizioni della domanda sono migliorati, sostenuti soprattutto da quelli più favorevoli nelle aree non urbane, mentre l’andamento dei nuovi incarichi a vendere è rimasto ovunque negativo. Le attese sul proprio mercato di riferimento sono rimaste stabili mentre sono migliorate quelle sull’evoluzione del mercato nazionale, specialmente su un orizzonte biennale. Si è consolidata la percezione degli agenti che, nell’arco dei prossimi tre anni, la domanda dei potenziali acquirenti si indirizzerà verso le abitazioni indipendenti e quelle con spazi esterni più che nel periodo precedente la pandemia. A tali sviluppi contribuirebbe la possibilità di ricorrere al lavoro a distanza, specialmente nelle aree metropolitane.
Il 67,5 per cento degli agenti intervistati ha segnalato una sostanziale stabilità dei prezzi di vendita nel secondo trimestre del 2021, una quota superiore a quella della precedente rilevazione; la percentuale di operatori che ravvisano un calo delle quotazioni è nettamente diminuita, assestandosi su valori storicamente bassi (17,9 per cento, da 27,1 nell’indagine precedente). È invece salita al 14,6 per cento quella di chi giudica i prezzi in aumento (da 11,4).
La quota di agenzie che hanno venduto almeno un’abitazione nel trimestre aprile-giugno ha continuato a salire (all’85,8 per cento da 83,6 nel I trimestre del 2021), portandosi al di sopra dei livelli precedenti l’epidemia; di esse, il 75,9 per cento ha venduto solo abitazioni preesistenti. Nel secondo trimestre il saldo tra i giudizi di aumento e riduzione dei potenziali acquirenti è fortemente cresciuto (11,7 punti percentuali, da 3,3 nell’indagine precedente), grazie al miglioramento registrato sia nelle aree urbane sia, soprattutto, in quelle non urbane.
Il saldo fra la percentuale di agenzie che segnalano un aumento di nuovi incarichi a vendere e quella degli operatori che ne indicano una flessione è rimasto negativo (a -23,6 punti percentuali, pressoché come nella scorsa rilevazione), sia nelle città sia nelle aree non urbane. Al contempo, la quota di agenti che indicano una diminuzione degli incarichi da evadere supera di oltre 28 punti percentuali quella di coloro che ne segnalano un incremento, in aumento rispetto all’indagine precedente.
Lo sconto medio sui prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali del venditore è ulteriormente sceso, al 9,3 per cento (dal 10,1 nell’indagine precedente); i tempi di vendita sono rimasti sostanzialmente stabili, a 7,2 mesi (da 7,0 nell’indagine precedente).