Favorire gli interventi privati di rigenerazione urbana e definire un panorama di regole semplici, dando agli Enti locali la possibilità di introdurre semplificazioni e incentivi. Sono alcune delle proposte per la rigenerazione urbana formulate dal Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità sostenibili (Mims) per superare lo stallo del dibattito parlamentare su questo tema.
Il confronto sulle misure per la rigenerazione urbana dura, infatti, da molti mesi: lo scorso anno è stato presentato in Parlamento il disegno di legge Ferrazzi, poi unificato con altri a marzo 2021. Il testo unificato non ha riscosso molto successo e, nei mesi scorsi, ha incassato le critiche di imprenditori ed Enti locali.
Il Mims ha quindi messo a punto un nuovo testo, che cerca di fare tesoro dei suggerimenti ricevuti cercando di non sovraccaricare i Comuni e di stimolare maggiormente gli investimenti dei privati. Confermata invece la volontà di valorizzare la qualità della progettazione attraverso i concorsi di progettazione e di istituire il Fondo per la rigenerazione urbana, anche se con una dotazione inferiore.
Questa mattina il senatore Andrea Ferrazzi, firmatario della proposta di legge originaria, nel suo intervento alla Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti, in corso a Venezia, ha detto: “Finalmente abbiamo sbloccato la legge sulla rigenerazione urbana, con un accordo tra i gruppi parlamentari, che potrebbe essere votata entro gennaio; è stata mantenuta la norma sul concorso di progettazione. Martedì prossimo verrà presentato un maxi emendamento sul testo base”.
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Rigenerazione urbana, le competenze di Regioni e Comuni
Una delle critiche, mosse dall’Associazione nazionale costruttori edili (Anci) al testo unificato a marzo 2021, è lo scarso coordinamento degli obiettivi di rigenerazione urbana con le altre politiche e la presenza procedure complicate.
L’Istituto nazionale di urbanistica (INU) ha lamentato che i Comuni siano chiamati a farsi carico di attività scollegate dalla normale attività di pianificazione.
Il ddl proposto dal Mims cerca di aggiustare il tiro, proponendo una ripartizione delle competenze tra i soggetti coinvolti nella rigenerazione urbana: il Comitato interministeriale per le politiche urbane (CIPU), le Regioni e i Comuni.
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Il CIPU si occuperà del coordinamento degli obiettivi di rigenerazione urbana con altre politiche, come quelle per la mobilità sostenibile, l’ambiente, la sicurezza urbana, e individuerà i “progetti faro”, cioè gli interventi prioritari.
Le Regioni identificheranno le priorità di intervento nell’ambito degli strumenti regionali di pianificazione del territorio.
I Comuni individueranno il perimetro dei centri storici, dei centri urbani, dei nuclei abitati e delle località produttive in cui realizzare gli interventi di rigenerazione urbana. Si occuperanno inoltre del censimento delle aree urbanizzate, delle infrastrutture e degli edifici esistenti aventi qualsiasi destinazione, sia pubblici che privati, non utilizzati, abbandonati o collabenti, che saranno inseriti bella “banca dati del riuso”.
Rigenerazione urbana, ampliamenti e cambi d’uso in base al contesto
Il disegno di legge di marzo 2021 prevede incentivi volumetrici del 20% a prescindere dal contesto degli edifici. La disposizione è stata criticata dalle Regioni, che hanno chiesto valutazioni caso per caso.
La nuova proposta stabilisce che siano le Regioni, sulla base delle specificità del territorio, a individuare incentivi e semplificazioni in grado di incoraggiare gli interventi di rigenerazione, come il riconoscimento di una volumetria aggiuntiva rispetto a quella preesistente, la delocalizzazione delle volumetrie e le modifiche delle destinazioni d’uso.
Rigenerazione urbana e ruolo dei privati
Alle Regioni spetta inoltre il compito di favorire l’aggregazione della piccola proprietà immobiliare in consorzi unitari per promuovere l’iniziativa dei privati, come chiesto dalle imprese.
Il testo del Mims distingue tra interventi diretti sui singoli immobili e interventi sugli ambiti urbani.
Gli interventi diretti potrebbero essere realizzati anche in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici, a condizione che garantiscano lo standard di edificio ad energia quasi zero, il consolidamento antisismico, la realizzazione di spazi verdi e ambienti di lavoro comuni, la realizzazione di impianti per l’automazione e l’accessibilità, l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Gli interventi privati di rigenerazione su ambiti territoriali sono presentati da promotori privati al Comune, che ne valuta la coerenza con la programmazione comunale di rigenerazione urbana.
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Fondo nazionale per la rigenerazione urbana
Il disegno di legge prevede l’istituzione di un Fondo nazionale per la rigenerazione urbana. Secondo i testi del 2019 e di marzo 2021, la dotazione del Fondo ammonterebbe a 10 miliardi di euro, cioè 500 milioni di euro annui dal 2021 al 2040.
La proposta del Mims rivede la cifra al ribasso e prefigura uno stanziamento di 3,8 miliardi di euro: 50 milioni di euro per il 2022, 100 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024, 300 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025 e fino al 2036.