Al termine del periodo di vigenza, i bonus edilizi avranno generato un saldo positivo per il Paese di 36 miliardi di euro, risultato del saldo negativo di 21,4 miliardi di euro per lo Stato, degli investimenti per 239 miliardi di euro delle famiglie e degli introiti per 297 miliardi di euro delle imprese del settore costruzioni.
Lo ha calcolato il Cresme nel Report ‘Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione’ presentato alla Camera dei Deputati qualche giorno fa.
Il Cresme ha considerato tutte le agevolazioni – superbonus 110%, ecobonus 50% e 65%, bonus ristrutturazioni 50%, bonus facciate 90% – nel periodo di vigenza che va dal 1998 (anno dell’introduzione dei bonus edilizi) al 2021 (per la spesa a carico dello Stato si arriva a considerare il 2031 comprendendo i 10 anni successivi al 2021 corrispondenti al periodo di detrazione).
Il Cresme ha stimato che i bonus fiscali saranno utilizzati in oltre 23 milioni di interventi sugli immobili, saranno attivati investimenti per 401 miliardi di euro, il costo per lo Stato sarà di 200,5 miliardi di euro, il gettito fiscale e contributivo ammonterà a 151,7 miliardi di euro. Quindi, il saldo complessivo per lo Stato sarà pari a -31,16 miliardi di euro (attualizzazione di -48,8 miliardi di euro).
Ma considerando anche la diminuzione del gettito da imposte sulle bollette energetiche, il gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai nuovi occupati e gli introiti catastali, il saldo negativo dello Stato sarebbe pari a -21,4 miliardi di euro.
Se lo Stato ci perde, il sistema economico del Paese ci guadagna: alla spesa di 21,4 miliardi di euro per lo Stato, il Cresme ha sommato quella degli investitori (prevalentemente famiglie, anche nel caso di ristrutturazione dei condomini), pari a 239 miliardi di euro.
A questi due valori ‘negativi’ si somma il saldo positivo di quasi 297 miliardi di euro delle imprese e del fattore lavoro, fino ad ottenere, per il sistema economico del Paese, un saldo positivo di 36 miliardi di euro.
Saldo positivo al quale – aggiunge il Cresme – andrebbero sommati ulteriori aspetti difficili da quantificare, come la valorizzazione del patrimonio immobiliare e il miglioramento delle condizioni di salute pubblica.
Tuttavia, rapportando gli interventi agevolati allo stock edilizio esistente, nella proiezione a fine 2021, con 11,6 miliardi di spesa pubblica, il superecobonus sta intervenendo sullo 0,42% della superficie complessiva degli esistenti edifici residenziali, a fronte di quote variabili (a seconda dei modelli simulativi) fra lo 0,81% e lo 0,62%, evidenziando quindi una concentrazione degli interventi su pochi immobili.
Ma il Cresme ha anche calcolato i tempi di ritorno (payback) della spesa pubblica per il superbonus (il 110% del valore degli investimenti) evidenziando che essi sarebbero insostenibili da parte di qualunque investitore privato: 68 anni per recuperare la spesa degli interventi trainanti sull’involucro e 56 anni per gli interventi (non impianti) trainati sulle singole unità immobiliari.
In altri termini – spiega il Cresme -, quando il risparmio energetico accumulato negli anni ci permette di recuperare il denaro speso, il nostro involucro edilizio avrà, probabilmente, esaurito la sua vita tecnica utile. Come per gli infissi, le coperture, gli impianti interni alle abitazioni.