Centomila posti letto in più. L’aumento degli alloggi universitari, utile per rendere attrattive le Università italiane, può contare su circa un miliardo di euro del Pnrr, ma è necessario superare alcune criticità perché si attivino anche gli investimenti dei privati e il piano di student housing abbia successo.
Questa, in sintesi, la conclusione del documento “Student housing: quale futuro tra pubblico e privato?” messo a punto da Cassa Depositi e Prestiti.
Il PNRR ha stanziato complessivamente 960 milioni di euro per portare il numero degli alloggi per studenti universitari a oltre 100mila entro il 2026.
Ci sono poi le risorse derivanti dalla Legge 338/2000 in materia di alloggi e residenze universitarie.
I primi 300 milioni del PNRR e 167 milioni della Legge sugli alloggi e le residenze universitarie sono stati resi disponibili con il bando da 467 milioni di euro pubblicato a febbraio. Il bando, che si chiuderà il 17 maggio, prevede il cofinanziamento fino al 75% della realizzazione di alloggi e residenze.
Secondo CdP, il fabbisogno di alloggi per studenti risulta particolarmente urgente nelle grandi aree metropolitane (Milano, Torino, Roma, Bologna) e, più in generale, nelle città universitarie del Centro-Nord.
CdP ha rilevato che, a fronte di uno stock di studenti iscritti rimasto sostanzialmente invariato, tra il 2015 e il 2019, il numero dei fuorisede è cresciuto costantemente, passando da 784.000 a oltre 830.000 unità.
L’offerta complessiva di posti letto ammonta a circa 62.000 unità, di cui oltre il 90% in strutture pubbliche o convenzionate. I posti disponibili coprono meno dell’8% dei fuori sede. Si tratta di un valore nettamente inferiore rispetto a quello registrato in Francia (23%), Germania (14%) e Spagna (11%).
Milano è il capoluogo in cui la domanda potenziale è più elevata: l’offerta di student housing copre solo il 6,8% degli studenti fuorisede, con un gap di 16.000 posti letto.
Il PNRR prevede la partecipazione al finanziamento di investitori privati e l’apertura a partenariati pubblico-privati, un regime di tassazione per gli investimenti privati in student housing simile a quello applicato per l’edilizia sociale e requisiti semplificati sugli spazi comuni.
Il successo degli obiettivi potrebbe, secondo CdP, essere ostacolato da tre fattori: l’assenza di una asset class specifica riconosciuta a livello di sistema appetibile per gli investitori, la frammentazione della governance e la mancanza di incentivi fiscali e burocratici.
Per CdP è necessario individuare modelli di sviluppo immobiliare innovativi, che promuovano la sostenibilità economico-finanziaria dei progetti consentendo l’immissione sul mercato di soluzioni che intercettino la più vasta platea possibile, garantendo al contempo un’adeguata remunerazione degli investimenti.
Per ottenere la sostenibilità economico-finanziaria, si dovranno privilegiare modelli di ibridazione delle soluzioni abitative, quindi prevedendo una diversificazione sia in termini di utenza target, sia in termini di durata dei canoni di locazione.