Inizia il programma per il censimento e il monitoraggio dei ponti, dei viadotti, dei rilevati e dei cavalcavia esistenti. Nei giorni scorsi sono state pubblicate le linee guida del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (Mims) per la gestione dei rischi.
Le linee guida dettano le tempistiche per una serie di azioni che porteranno alla conoscenza di tutti i ponti e viadotti esistenti e delle condizioni in cui versano. A ogni struttura sarà attribuita una classe di rischio, in base alla quale verranno programmate le attività necessarie alla messa in sicurezza.
Le linee guida prevedono azioni articolate in più livelli. Si parte dal “livello 0”, rappresentato dal censimento delle opere esistenti, per poi condurre analisi via via più approfondite.
Il “livello 1” prevede ispezioni visive e la definizione degli elementi di criticità. Il “livello 2” comprende l’analisi dei rischi rilevanti, associati ad esempio alle condizioni delle strutture, a eventi sismici, frane e rischio idraulico. Il “livello 3” prevede la valutazione preliminare dell’opera e comporta una serie di accertamenti su eventuali errori progettuali e l’adeguatezza ai carichi di traffico. l “livello 4” prevede la verifica accurata, che comprende la conoscenza della storia del ponte, dei dettagli costruttivi e dei materiali.
La azioni si concludono con la pianificazione di eventuali interventi di manutenzione.
Le linee guida prevedono tempistiche differenziate per il censimento delle opere esistenti. Anas dovrà censire le strutture di sua competenza entro la fine del 2022. Regioni, Province e Città Metropolitane avranno tempo fino al 31 dicembre 2023, i Comuni fino al 31 dicembre 2024.
Il documento detta una serie di scadenze anche per l’analisi di rischio e l’attribuzione del livello di attenzione, azioni rientranti nel “livello 2”. Le concessionarie autostradali dovranno terminare il monitoraggio entro il 30 giugno 2023, Anas entro il 31 dicembre 2023, Regioni, Province e Città Metropolitane entro il 30 giugno 2025, i Comuni con popolazione residente superiore a 15mila abitanti entro il 30 giugno 2026 e i Comuni con popolazione inferiore a 15mila abitanti entro il 31 dicembre 2026.
Queste scadenze valgono solo in condizioni normali. In presenza di segnalazioni o eventi (ad esempio sismici) che possono aver provocato il degrado delle strutture, bisogna procedere con tempi più spediti.