Diversamente dal Decreto Legge (che è un provvedimento d’urgenza con pochi vincoli), in un Decreto Legislativo il Governo dovrebbe prestare particolare attenzione alla delega espressa dal Parlamento che, con una legge più o meno restrittiva, definisce principi, criteri e modalità di approvazione. Questo almeno in teoria.
Per quanto attiene le nuove disposizioni che regoleranno il mondo dei contratti pubblici, il Parlamento ha approvato la Legge 21 giugno 2022, n. 78 che delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi di riforma: decreti che dovranno però rispettare alcuni princìpi e criteri direttivi, oltre che essere approvati sulla base di uno specificato iter.
È stato anche previsto che il Governo possa avvalersi del Consiglio di Stato (e la strada è stata proprio questa) per la stesura dell’articolato normativo e che sullo/sugli schema/i redatti dal Consiglio di Stato non sia necessario acquisire il parere dello stesso.
Come anticipato, il Governo ha scelto la strada del Consiglio di Stato, con uno schema di Decreto Legislativo che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 16 dicembre 2022. A seguito dell’approvazione dello schema di Decreto Legislativo, l’art. 1, comma 4 della Legge delega n. 78/2022 prevede (nell’ordine) la previa acquisizione:
- del parere della Conferenza unificata entro il 30 giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il Governo può comunque procedere;
- (successivamente) dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano entro il termine di 30 giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato.
Nel caso in cui il parere delle Commissioni parlamentari indichi specificamente talune disposizioni come non conformi ai princìpi e criteri direttivi della legge delega, il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione.
Lo scorso 5 gennaio, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha inviato ai Presidenti di Camera e Senato lo schema di decreto legislativo per ottenere il relativo parere. Nella lettera di trasmissione il Ministro Luca Ciriani scrive:
Caro Presidente, trasmetto, al fine dell’espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per profili finanziari, lo schema di decreto legislativo, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 16 dicembre 2022, recante Codice dei contratti pubblici in attuazione dell’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78.
In considerazione dell’imminente scadenza della delega, Le segnalo, a nome del Governo, l’urgenza dell’esame del provvedimento da parte delle competenti Commissioni parlamentari pur se privo del parere della Conferenza unificata, che mi riservo di trasmettere non appena acquisito.
Nella lettera di trasmissione si ricorda che, per far fronte agli obblighi previsti dal PNRR, il nuovo Decreto Legislativo dovrà entrare in vigore entro il 31 marzo 2023.
Ma vi sono delle evidenti incongruenze
In 8a Commissione (Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica) al Senato, l’esame del provvedimento è stato calendarizzato in sede consultiva per il 17 gennaio 2023 (oggi). Stessa cosa in VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) alla Camera dei Deputati.
Non vi è traccia di convocazioni in Conferenza unificata che, come previsto dalla delega, avrebbe dovuto formulare un parere “prima” di quello dello Commissioni parlamentari.
Tra le altre cose, nella Relazione illustrativa del Consiglio di Stato è scritto “Sono state acquisite per iscritto, via mail, le istanze delle parti sociali, sollecitate con una consultazione pubblica pubblicata sul sito della Giustizia amministrativa, e sono state effettuate alcune audizioni in presenza”. Siamo a conoscenza di questa “consultazione” atipica (svolta tra la fine di luglio e il 10 agosto 2022) su cui purtroppo non esistono memorie.
Lo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, in un comunicato del 23 novembre, informa che “È in corso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la maxi-consultazione con associazioni, ordini, categorie ed esperti sul nuovo codice degli appalti. Venerdì è il termine ultimo per proporre dei contributi: al momento sulla scrivania del Vicepremier e Ministro Matteo Salvini sono arrivate già oltre 30 proposte significative”. Consultazione avvenuta, però, senza un testo definitivo, visto che lo schema definitivo del Consiglio di Stato è stato trasmesso al Governo solo il 7 dicembre successivo.
Incongruenze su incongruenze a cui si uniscono le scadenze impellenti da cui è possibile dedurre che lo spazio dedicato al confronto con i principali soggetti interessati (costruttori, professionisti, comuni,…) sarà pressoché nullo. Alla faccia della trasparenza!