domenica 22 Dicembre 2024
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Il Parlamento Ue approva nuove norme su edifici energivori. Federcepi: occasione perduta

Era nelle previsioni e lo avevamo ampiamente preannunciato: la Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici.
La proposta recepisce pienamente l’obiettivo delle nuove norme europee: ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’UE entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050.
L’Italia, com’è noto, è tra i Paesi che hanno fatto maggiore ostruzionismo, disponendo di un patrimonio immobiliare particolarmente vetusto ed energivoro: l’atteggiamento non ha sortito alcun effetto. Stando al testo approvato in Commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e di tipo D entro il 2033.
“L’efficientamento energetico e l’adeguamento sismico devono essere tra le priorità del programma di rilancio economico del nostro Paese. Serve un piano del Governo per l’efficientamento delle strutture pubbliche e degli uffici della P.A.”.
Lo stop al Superbonus 110% – unico strumento che ad oggi ha consentito di contenere sensibilmente il consumo energetico degli edifici – rischia ora di rivelarsi un boomerang a causa del blocco dei crediti, con ricadute pesanti su imprese, proprietari e professionisti.
“È stato un errore gravissimo ridimensionarlo in prospettiva di una sua cancellazione – commenta ancora il presidente Lombardi – creando situazioni di estrema difficoltà a imprese e lavoratori. A livello Comunitario è necessario predisporre un nuovo Recovery Fund che spinga i Paesi Europei a predisporre investimenti proprio in questa direzione”.
Nonostante la direzione evidente assunta dalle politiche europee, ancora persistono atteggiamenti ostruzionistici e dilatori: “Nessuno pensa – è l’amaro commento del presidente Lombardi – alla grande opportunità economica ed ecologica che ci si pone davanti per il prossimo decennio: quella di rendere le nostre comunità quasi energeticamente autonome”.
“La direttiva votata ieri in Commissione a Bruxelles sull’efficientamento energetico degli edifici è un risultato storico – aggiunge ancora il presidente Lombardi – ed è la dimostrazione che l’Italia con il Superbonus 110% era riuscita ad innescare una “scintilla” oltre due anni fa per avviare questo percorso su scala continentale. Oggi avremmo potuto essere il Paese capofila e d’esempio per l’intera comunità europea”.
I risultati raggiunti dal Superbonus in questi anni per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici, del resto – stando agli ultimi dati ENEA – sono davvero strabilianti: investimenti per 65,2 miliardi di euro pari a 71,7 miliardi di detrazioni fiscali.
A gennaio c’è stato un aumento dei lavori pari a 3 miliardi di euro rispetto a dicembre, quando gli investimenti sono cresciuti di 4 miliardi rispetto a novembre.
A settembre 2022, nonostante le continue modifiche (e i freni imposti alla cessione dei crediti) c’è stato un aumento di 8 miliardi degli investimenti. A riprova dell’enorme interesse “che andrebbe sostenuto e incoraggiato e non certo svilito e ostacolato” commenta il presidente Lombardi”.
Tornando ai dati ENEA, l’investimento medio si conferma maggiore nei condomìni, dove gli interventi costano ovviamente di più, ed è pari a quasi 595mila euro. Scende invece a quasi 114 mila euro nelle unifamiliari e a 97mila euro nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti.
Secondo l’Enea, le asseverazioni collegate al Superbonus sono più di 372mila: 51mila nei condomìni, 215mila nelle unifamiliari e 106mila nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti.
Guardando al dato complessivo degli ultimi mesi, il numero delle asseverazioni va di pari passo con la crescita degli investimenti.
A gennaio sono state presentate 12.863 asseverazioni. L’aumento è stato più contenuto rispetto a dicembre, quando il numero delle asseverazioni è cresciuto di 20.490 unità rispetto a novembre. Ciò in quanto dal 2023 l’aliquota della detrazione è scesa al 90% per unifamiliari e condomìni e solo in pochi casi si continua ad usufruire del Superbonus 110%.
Anche se, sulla base dei dati Enea sul Superbonus, gli investimenti e il numero di interventi continuano a crescere, bisogna fare i conti con le risorse, che ammontano complessivamente a 33,3 miliardi di euro.
L’esaurimento delle risorse e le difficoltà nella cessione del credito continuano a disincentivare gli interventi di efficientamento energetico. “Le imprese – spiega il presidente Lombardi – di fronte alla prospettiva di non smaltire il credito fiscale, hanno sempre maggiori difficoltà a praticare lo sconto in fattura con la conseguenza che tutto ciò potrebbe tradursi in un rincaro dei lavori per il privato. Anche perché è bene ricordarlo, diversi soggetti, anche istituti di credito, che oggi si dichiarano disponibili a rilevare i crediti, lo fanno a condizioni quasi usuraie, trattenendo circa il 30% dell’importo del credito a cassetto, per la monetizzazione dello stesso”.
Positive le iniziative intraprese da diverse Regioni e Province di comprare i crediti fiscali bloccati nelle banche, utilizzandoli in compensazione. L’idea, partita in Sardegna, sta prendendo piede anche altrove.
“Lanciamo un appello a tutte le Regioni affinché seguano l’esempio di Sardegna e Piemonte, acquisendo i crediti fiscali oggi incagliati nei rispettivi territori” è la conclusione del presidente Antonio Lombardi.

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