Gli Ordini, i Sindacati e le Associazioni dei progettisti chiedono al Governo il rinvio del Codice Appalti Pubblici e della sua dell’entrata in vigore; il motivo della richiesta è costituito da numerose criticità contenute nel nuovo testo.
Ricordiamo che, per ottemperare al PNRR, il Governo deve approvare il nuovo Codice degli Appalti entro il 31 marzo 2023. L’intenzione è quella di far entrate in vigore il nuovo testo subito dopo l’approvazione. Ma le parti sociali interessate dalle nuove regole stanno chiedendo un rinvio del Codice Appalti.
Anche il Consigli Nazionali degli Ingegneri e degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, Inarcassa e la sua Fondazione, i Sindacati e le Associazioni, a nome dei loro iscritti Ingegneri e Architetti – partecipanti al Tavolo delle libere professioni -, chiedono di rinviare il Codice Appalti a causa delle tante criticità registrate nel nuovo testo:
– il ricorso esteso all’appalto integrato. Ciò significherà affidare alle imprese non solo l’esecuzione, ma anche la progettazione dell’opera, delegando tutto il processo al soggetto che ha i maggiori interessi economici e ponendo gli stessi progettisti in condizione subalterna, eliminando la centralità del progetto e togliendo alle Stazioni Appaltanti la gestione dello stesso;
– l’affidamento in via preferenziale degli incarichi di Progettazione, Direttore dei Lavori e Collaudo a tecnici interni alla Pubblica Amministrazione. Si andrà ad aumentare il carico lavorativo di uffici spesso già oggi sottodimensionati, con il rischio che gli stessi non riescano ad evaderlo ed eliminando la figura terza di Professionista esterno, indipendente da Committente e Costruttore, garante della buona riuscita in termini tecnici ed economici dell’opera;
– la riduzione a soli due livelli di progettazione. Tale misura ha l’obiettivo di velocizzare l’iter progettuale senza però considerare che la maggior parte dei tempi nella fase di progettazione e realizzazione, è condizionata dal pesante sistema burocratico – nullaosta, autorizzazioni e permessi – che non viene minimamente interessato, né tantomeno snellito. Inoltre, l’eliminazione ex abrupto degli altri livelli di progettazione necessita di una contestuale ridefinizione dei relativi compensi, al fine di scongiurare ricadute sulla qualità delle opere;
– la possibilità di affidare incarichi a titolo gratuito. Anche in questo caso si registra una forte discrasia tra la teoria e la pratica: in teoria ciò dovrebbe avvenire solo in casi eccezionali e motivati, in pratica si aprirà ad ogni situazione, con ricadute, ancora una volta, sulla qualità del progetto e sulle opere;
– la riduzione della validità dei curricula dei progettisti ed in particolare dei requisiti economici, ad un solo anno. Ciò comporterà l’inevitabile ricorso all’avvalimento, sistema che permette l’utilizzo di curriculum altrui, ed il subappalto delle prestazioni professionali.
I partecipanti al Tavolo delle professioni sollecitano il Legislatore a sciogliere in tempi rapidi i nodi rilevati e chiedono al Governo di rinviare il nuovo Codice Appalti Pubblici e di avviare un confronto su questi temi con tutte le forze politiche che credono nella qualità del lavoro per – aggiungono – “sanare le numerose storture che il testo presentato andrebbe a causare soprattutto al sistema dei lavori pubblici”.
“È indispensabile – concludono – evitare l’aumento dei costi delle opere, evitare il mancato controllo da parte di soggetti terzi, che legherà i liberi professionisti a doppio filo alle imprese, ed evitare il pericolo incombente di non riuscire a rispettare le scadenze previste dal PNRR”. Se l’entrata in vigore del Codice Appalti non verrà rinviata, non ci sarà il tempo per esaminare queste questioni.