All’ANAC non convince l’articolo 15 del nuovo Codice Appalti dedicato al Responsabile unico del progetto (RUP). Sotto la lente dell’anticorruzione è finito in particolare il comma 6 che prevede l’istituzione di una struttura a supporto del RUP da parte delle stazioni appaltanti e degli enti concedenti che possono destinare risorse finanziarie non superiori all’1% dell’importo posto a base di gara per l’affidamento diretto da parte del RUP di incarichi di assistenza.
Per l’autorità si corre il rischio di una procedura di infrazione europea in quanto al RUP viene data la possibilità di affidare direttamente in maniera discrezionale servizi a supporto della propria attività.
Per il Presidente ANAC, Giuseppe Busia “questo comporta per gli appalti di importo più elevato cifre a disposizione diretta del RUP di molto superiori ai 215mila euro previsti come limite per i servizi dalle direttive europee”. Ricordiamo che la soglia di 215 mila euro si applica per gli appalti pubblici di forniture, di servizi e per i concorsi pubblici di progettazione aggiudicati da stazioni appaltanti sub-centrali.
Per il presidente ANAC “tale soglia andrà, pertanto, modificata per non incorrere in una procedura di infrazione comunitaria“. Busia fa poi qualche esempio: “pensiamo all’appalto della telemedicina, 700 milioni di euro: vuol dire consentire al RUP di assegnare direttamente servizi per 7 milioni di euro. O alcune tratte dell’alta velocità ferroviaria, del valore di 1-2 miliardi di euro. Qui il RUP può fare affidamenti diretti fino a 10-20 milioni di euro”.
L’autorità, che all’indomani della pubblicazione del Codice aveva già sollevato critiche sulle soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti, si è resa disponibile a collaborare costruttivamente con il Governo.