“La spesa per opere con Super ecobonus ammonta a 86,3 miliardi di euro, dei quali 85 ammessi a detrazione. Gli edifici che hanno beneficiato di interventi finalizzati al risparmio energetico sono 425.351. La quota più consistente di spesa, pari al 55,2% riguarda gli edifici in condominio, mentre il 31,8% riguarda gli edifici unifamiliari ed il 13,1% le unità locali funzionalmente indipendenti. La spesa per Super sismabonus si attesta su livelli più contenuti, ma comunque apprezzabili, rispetto a quelli che caratterizzano il Super ecobonus. Non sono disponibili dati di monitoraggio sulla spesa per Super sismabonus. Da alcuni dati parziali diffusi dalla Agenzia delle Entrate, il Centro Studi stima che al 31 agosto 2023 l’ammontare complessivo possa essere pari a 25 miliardi di euro”.
Lo evidenzia una scheda di approfondimento del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli ingegneri, diffusa in occasione del 67° Congresso degli Ordini degli Ingegneri a Catania.
“E’ sufficiente osservare il trend seguito dagli investimenti per Super ecobonus, dal 2020 ad oggi, per capire che difficilmente questo tipo di misura non ha generato effetti espansivi in termini di produzione, reddito e occupazione, se non altro per l’entità delle risorse finanziarie immesse nel circuito economico. Tra agosto 2020 ed agosto 2023 gli investimenti attivati dal solo Super ecobonus ammontano ad 86 miliardi di euro e solo una minima parte di tale spesa è oggi sottoposta ad indagini e sequestri cautelativi da parte della Guardia di Finanza per presunte frodi”, osserva il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
“Nel 2022 si presume che un investimento in opere di ristrutturazione di 58,8 miliardi abbia attivato una produzione di 123 miliardi, abbia generato valore aggiunto diretto (nel comparto costruzioni, Sia e indotto di primo livello) di 33,7 miliardi di euro ed abbia coinvolto occupazione diretta per 623.000 unità di lavoro. E’ impossibile non ritenere che una tale mole di lavoro non abbia attivato un gettito fiscale significativo. Presumiamo che questo ammonti a circa 21 miliardi che ridurrebbero, dal punto di vista teorico, gli oneri a carico dello Stato da 64,7 miliardi di euro a 43,2 miliardi. E’ interessante rilevare che le simulazioni così elaborate portano a dire che tale spesa effettuata nel 2022 ha generato circa 1,7% del Pil, in termini di valore aggiunto ed ha contribuito ad almeno il 60% degli investimenti in abitazioni per l’anno considerato.
Il gettito fiscale fino ad oggi generato dalle opere di ristrutturazione potrebbe attestarsi intorno ai 40 miliardi (calcolati secondo criteri prudenziali), che porterebbero in via teorica il disavanzo dello Stato dai 107 miliardi ad un valore di 66 miliardi (107 miliardi di spesa da cui vengono sottratti 40,5 miliardi di gettito fiscale stimato).
Queste simulazioni”, osserva il CNI, “servono solo a mettere in evidenza che l’impatto dei Superbonus dovrebbe essere analizzato con una prospettiva più ampia rispetto a quella che considera esclusivamente il peso del disavanzo generato da questo tipo di incentivi.
Il Centro Studi CNI stima che “la spesa, ad oggi totalizzata, di 86 miliardi per Super ecobonus abbiano consentito di risparmiare quasi 16.000 GWh/anno pari a 1,4 miliardi di metri cubi standard di gas. Si tratta di un livello di risparmio cospicuo. Il Governo, in presenza della crisi energetica iniziata lo scorso anno, si era posto di attuare un piano finalizzato ad un risparmio di gas in ambito residenziale per 2,6 miliardi di metri cubi standard nella stagione invernale 2022‐2023. E’ come se il Super ecobonus avesse contribuito a realizzare il 54% di tale minor consumo di gas”.
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri si dice “convinto della necessità assoluta di rimodulare radicalmente i meccanismi di funzionamento di tali incentivi. In particolare, è necessario che la percentuale della detrazione venga abbassata rispetto al 110%, che una parte delle spese venga sostenuta dai proprietari di immobili, che tali spese (difficili da affrontare per la maggior parte delle famiglie) possano essere finanziate con un mutuo a tasso agevolato garantito dallo Stato. Inoltre, occorre prendere coscienza che la Direttiva europea EPBD (direttiva sul risanamento energetico degli edifici in Europa), ancora in fase di discussione, imporrà il doppio salto di classe energetica a milioni di abitazioni in un arco temporale molto breve. Stime effettuate dal Centro Studi CNI, tenendo conto del censimento Istat sulle abitazioni, portano a ritenere che entro il 2033 dovrebbero passare dalle classi più energivore (G,F ed E) alla classe D, 13,4 milioni di alloggi occupati da residenti (sono escluse le così dette case vacanza). Secondo altre stime dovrebbero essere sottoposte a risanamento energetico entro il 2033 più di 9 milione di edifici”.
Secondo il CNI “è impensabile realizzare un piano così ambizioso immaginando che i singoli proprietari degli immobili possano affrontare per intero le spese di ristrutturazione e, d’altra parte, è impossibile pensare che lo Stato possa sostenere per intero un volume di spesa così ingente. Occorre trovare un meccanismo più adeguato, equilibrato ed efficace rispetto a quelli utilizzati finora. Ad oggi, però, il Governo non ha definito neanche una prima ipotesi di piano di fattibilità che possa consentire al Paese di rispettare gli obblighi previsti in ambito europeo. E’ possibile, per contro, constare che negli ultimi mesi il Governo ha in vario modo contestato l’efficacia dei Superbonus, sottolineando la gravità e l’ampiezza del disavanzo di bilancio da essi generato. Infine, tutti ragionano su stime dell’ampiezza del patrimonio immobiliare da sottoporre ad interventi di ristrutturazione energetica profonda, senza che il Governo abbia indicato un dato puntuale”.
Tesi quindi sostanzialmente in linea e pienamente in linea con quelle evidenziate qualche settimana fa dal Centro Studi di Federcepicostruzioni.
Superbonus: i numeri del Centro Studi del CNI in linea con quelli di Federcepicostruzioni
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