Sostenibilità e trasformazione urbana costituiscono ormai un binomio indissolubile fondato su tre pilastri fondamentali: salvaguardia dell’ambiente, naturale e antropizzato; focus sulla dimensione sociale degli interventi; importanza dei processi e del coinvolgimento di attori pubblici e privati.
Partendo da questa premessa Scenari Immobiliari in collaborazione con Urban Up | Unipol ha presentato il Primo Rapporto nazionale sulla Rigenerazione urbana nel corso di un convegno a Roma ideato per approfondire le evoluzioni in materia di rigenerazione urbana, lo stato del dibattito nazionale, le esperienze nelle grandi città e il punto di vista degli investitori.
È emerso innanzitutto che la rigenerazione urbana potrebbe generare un fatturato industriale da 2.300 miliardi di euro nei prossimi 27 anni, interessando circa 920 Kmq di suolo italiano e 350 milioni di mq di superfici immobiliari realizzabili. Un giro d’affari che farebbe bene anche alle casse dello Stato con un gettito aggiuntivo stimato tra i 20-25 miliardi di euro.
E Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, ha tenuto a sottolineare: “la crescita con consumo di suolo è finita e bisognerà lavorare sempre di più con i tanti ‘vuoti’ che il passato ha lasciato”.
Il rapporto entra nel merito degli scenari futuri. Infatti circa l’1,6% della superficie urbanizzata nazionale (quasi 920 chilometri quadrati) è potenzialmente rigenerabile. La componente maggiore (21%) sarà in Lombardia, seguita da Veneto (19%), Emilia-Romagna (17%), Piemonte (14%) e Lazio (7%). E sempre in queste regioni dovrebbe distribuirsi la maggior parte dei 350 mln di mq di superficie lorda da edificare entro il 2050, con Lombardia in testa seguita da Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Lazio.
Guardando all’anno ancora in corso gli interventi di rigenerazione urbana hanno riguardato circa 28 km quadrati e un valore aggiunto immobiliare superiore ai 13 miliardi di euro.
Milano, Torino, Roma e Bologna sono le aree metropolitane più attive in tema di rigenerazione urbana ma si segnalano anche le province di Verona, Treviso, Brescia, Piacenza e Venezia, in testa alla classifica per estensione degli interventi.
Secondo il rapporto sono due le tipologie di interventi sulla rigenerazione urbana che potrebbero essere messi in atto nei prossimi anni. Certamente le trasformazioni continueranno a interessare i maggiori centri urbani con i grandi complessi industriali dismessi, le aree pubbliche e ferroviarie, i grandi spazi commerciali e del terziario o ambiti residenziali oggetto di sperimentazione. Ma si punterà anche su interventi a livello provinciale per attuare trasformazioni precise e puntuali riqualificando spazi pubblici sottoutilizzati o attività in disuso.
Secondo Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, “il successo dipenderà dalla capacità di sviluppare entrambe le tipologie, mettendo in atto condotte di governance, tutelando, dando garanzie, minimizzando il rischio a qualsiasi scala, sia per i tempi lunghi caratteristici delle opere straordinarie, sia per tempi minori caratteristici delle opere di dimensione ordinaria”. Il tutto facendo leva sull’integrazione delle conoscenze di natura tecnica e competenze disciplinari dei vari attori sociali, economici, territoriali e amministrativi.
Rigenerazione urbana, nei prossimi 27 anni giro d’affari da 2.300 miliardi
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