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Pnrr con il “freno a mano tirato”: manca la spinta del Superbonus

Martedì 23 luglio 2028 – La nuova relazione semestrale sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentata ieri dal ministro per gli Affari europei le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, in cabina di regia, se da un lato conferma le preoccupazioni su rallentamenti e ritardi nell’attuazione degli interventi, dall’altro trascura un ulteriore dato che condizionerà sicuramente i prossimi rilevamenti: il 92% dei fondi già spesi per gli investimenti Pnrr (dati Openpolis), sono per l’ecobonus.
Solo in tale misura il meccanismo di spesa – che ha coinvolto privati e imprese, e non la pubblica amministrazione – si è rivelato sollecito e immediatamente cantierabile, laddove invece per tutte le altre misure si registrano gli atavici ed ormai cronici rallentamenti e ritardi.
“Dall’inizio dell’anno – commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – sono stati spesi 9,4 miliardi di euro e la spesa complessiva rispetto al 2023 è passata da circa 42 a 51,36 miliardi di euro, a fronte dell’85% di risorse complessivamente assegnate, pari a 164,79 miliardi. Non è sicuramente un dato confortante, che allarma ancor di più scendendo nel merito della spesa di ciascuna delle 31 misure: emerge che, al netto della misura di sostegno al Superbonus, per tutte le altre misure i ritardi sono notevoli”.
Pur fermandosi all’analisi delle prime dieci misure del Pnrr –quelle, cioè, che registrano le migliori performance di spesa – emerge la seguente situazione:

“Al 31 dicembre scorso – è il commento del presidente di Federcepicostruzioni – degli oltre 41 miliardi da spendere, il 37%, pari a circa 15 miliardi, risulta quasi interamente confluito nell’ecobonus: unica misura che risulta aver impegnato e speso per intero le risorse a disposizione. Tutte le altre misure hanno in media quasi il 75% dei fondi ancora da spendere”.
“L’ecobonus ha garantito un tempestivo impiego delle risorse – conclude il presidente Antonio Lombardi – perché attivava direttamente gli investimenti. Per tutte le altre misure, che necessitano di affidamenti, gare e quindi di inevitabili lungaggini burocratiche e procedurali, la situazione è estremamente più problematica. È forte il timore che già nel monitoraggio a consuntivo del 2024, emerga un trend molto più realistico, non drogato dai dati di spesa dell’Ecobonus. L’attivazione delle procedure e l’assegnazione delle risorse non rappresenta affatto garanzia di avvio delle opere e di apertura dei cantieri. È importante che il Governo attui un monitoraggio rigoroso sui fattori ostativi, che sono poi quelli storici che condizionano la vita e l’economia del Paese, e li affronti in maniera tempestiva, incisiva ed efficace”.

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