mercoledì 4 Dicembre 2024
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Correttivo al Codice deggli Appalti, ancora criticità secondo l’ANAC

Il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Giuseppe Busìa, ha espresso preoccupazioni riguardo al recente correttivo al Codice dei contratti pubblici approvato dal governo, durante un’audizione tenutasi il 26 novembre 2024 presso l’8ª Commissione Ambiente, Transizione Ecologica, Energia, Lavori Pubblici, Comunicazioni, Innovazione Tecnologica del Senato. Il giorno successivo, Busìa è stato nuovamente audito dalla Commissione della Camera dei Deputati competente per l’Ambiente, il Territorio e i Lavori Pubblici.
Nonostante alcuni progressi, il presidente dell’ANAC ha sottolineato diverse aree in cui il correttivo lascia irrisolti importanti nodi, che potrebbero compromettere l’efficacia delle normative introdotte.

Titolare effettivo e conflitti di Interesse

Uno dei punti sollevati da Busìa riguarda l’assenza di un obbligo di indicazione del “titolare effettivo” delle imprese che partecipano agli appalti pubblici. Questa lacuna si rivela problematica, soprattutto alla luce delle recenti inchieste giudiziarie che hanno evidenziato il ricorso a pratiche poco trasparenti, come la creazione di aziende fantasma, che complicano il monitoraggio e la gestione dei contratti pubblici. In particolare, l’assenza di informazioni sul reale titolare può favorire l’ingresso nel mercato di imprese non qualificate o legate a soggetti di malaffare, penalizzando le aziende sane. L’ANAC ha suggerito di inserire questa informazione obbligatoria nel correttivo, assieme a una normativa più rigorosa sui conflitti di interesse, in modo da garantire una maggiore trasparenza e affidabilità.

Equo Compenso: Un compromesso insoddisfacente

Un altro tema rilevante riguarda la questione dell’equo compenso, per la quale è stato raggiunto un compromesso. Sebbene questo sia considerato ragionevole in linea generale, la formula adottata nel correttivo potrebbe comportare un “appiattimento verso il basso” delle tariffe, specialmente per i servizi di ingegneria e architettura. Tuttavia, l’approccio non risolve i problemi per altre categorie di prestazioni intellettuali, come i servizi legali o le consulenze, lasciando quindi un vuoto normativo in un settore cruciale per il funzionamento degli appalti pubblici.

Ruolo dell’ANAC e Tavolo dei Soggetti Aggregatori

Busìa ha poi evidenziato l’importanza di mantenere il tavolo dei soggetti aggregatori e delle centrali di committenza presso l’ANAC, un organismo creato per favorire la qualificazione e la specializzazione di questi attori. Il correttivo, però, rischia di confondere questa funzione con quella di coordinamento della finanza pubblica, che spetta al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). L’ANAC ritiene fondamentale che il suo ruolo resti centrato sull’efficienza degli acquisti pubblici, mentre la supervisione della finanza pubblica dovrebbe rimanere di competenza del MEF.

Concorrenza e trasparenza: un’occasione persa

Un altro punto critico sollevato riguarda l’assenza di misure per promuovere una maggiore concorrenza. Busìa ha osservato che le soglie elevate per gli affidamenti diretti di servizi e forniture, così come per i lavori fino a cinque milioni di euro senza obbligo di avvisi pubblici, riducono le opportunità di concorrenza nel settore. Il correttivo, quindi, avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per introdurre misure che favorissero una maggiore trasparenza, come l’adozione di pratiche di pubblicità degli appalti facilmente realizzabili tramite strumenti digitali. Sebbene la disponibilità di fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) abbia temporaneamente garantito un sufficiente volume di offerta privata, la situazione potrebbe evolvere in modo problematico, soprattutto in vista dei nuovi vincoli di bilancio previsti dalla finanza pubblica.

La scomparsa del rating reputazionale: una decisione preoccupante

Infine, un altro aspetto che preoccupa l’ANAC è la scomparsa del sistema di rating reputazionale, che aveva lo scopo di premiare le imprese più qualificate e trasparenti. Sebbene il rating reputazionale fosse ritenuto di difficile applicazione, l’ANAC ritiene che dovrebbe essere mantenuto, magari semplificato, in quanto rappresenta un incentivo fondamentale per le imprese a investire nella propria qualificazione. Il sistema avrebbe dovuto essere utilizzato per premiare le imprese che si distinguono per qualità e affidabilità, a vantaggio sia delle stazioni appaltanti che degli operatori economici più virtuosi. Il suo abbandono potrebbe rappresentare una perdita significativa in termini di trasparenza e competenza nel settore degli appalti pubblici.

Conclusioni

In sintesi, sebbene il correttivo al Codice degli appalti contenga alcuni miglioramenti, permangono delle criticità che potrebbero limitare l’efficacia delle nuove norme nel garantire trasparenza, concorrenza e affidabilità nel settore degli appalti pubblici. Le proposte dell’ANAC, tra cui l’introduzione dell’obbligo di indicazione del titolare effettivo, il rafforzamento della normativa sull’equo compenso, e la tutela del rating reputazionale, rappresentano elementi cruciali per un ulteriore perfezionamento del sistema degli appalti pubblici in Italia.

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